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Cambridge e crowdfunding, online la terza ricerca sulla finanza alternativa in Europa


Lo stato dell'arte della finanza alternativa nel 2016

Il Cambridge Centre for Alternative Finance (CCAF) ha pubblicato oggi la ricerca più attesa sulla finanza alternativa ed il crowdfunding in Europa. Si tratta del 'The 3rd European Alternative Finance Industry Report', al quale - come ricorderete - anche noi di Crowdfunding Cloud abbiamo dato sostegno e, per questa ragione, siamo stati inclusi nell'elenco degli 'industry research partners' che hanno contribuito alla diffusione della ricerca e hanno supportato lo studio.

L'analisi dell'università inglese è stata condotta da un pool di ricercatori esperti nel campo della finanza alternativa e, anche se si riferisce ai dati del 2016, rappresenta una pietra miliare per la comprensione del settore.
Il report ha raccolto dati da 344 piattaforme di crowdfunding - in ambito donation, equity, invoice trading, lending (per aziende e per privati), real estate, reward e (con una certa approssimazione) anche royalty - per un totale di 45 Paesi, pari a circa il 90% dell'intero settore della finanza alternativa in Europa
Il Regno Unito è la nazione con il mercato più ampio; ma anche il continente europeo ha segnato dei buoni risultati, con una crescita del +101% da € 1.019 milioni a € 2.063 milioni nel 2016.
Francia (€ 443,98 milioni), Germania (€ 321,84 milioni) e Olanda (€ 194,19 milioni) - escludendo il Regno Unito - sono, nell'ordine, i Paesi più importanti in termini di volumi di mercato. Seguono Finlandia e Spagna. L'Italia è solo sesta con un valore di € 127,06 miloni. A livello aggregato, dopo il Regno Unito che - da solo - detiene il 73% dell'intero mercato europeo (anche se in contrazione del 10% circa rispetto al 2015), si piazzano i Paesi Nordici ed il Benelux.
Per il secondo anno di fila, l'Estonia occupa la prima posizione per volume pro-capite di investimenti in finanza alternativa (€ 62,68). La seguono Monaco (€ 50,78) e la Georgia (€ 27,58). Al contrario, Francia e Germania sono, rispettivamente, al dodicesimo ed al quattordicesimo posto; il che evidenzia la probabile assenza di correlazione tra volume totale del mercato e investimento dei singoli cittadini in finanza alternativa.
Il lending crowdfunding per i privati è il settore più sviluppato per il terzo anno consecutivo. Il suo valore è di circa € 697 milioni, in crescita del 90% rispetto al 2015, e pari al 34% dell'intero mercato della finanza alternativa continentale. Chiudono la top five: il lending crowdfunding per le aziende (17% dell'intero settore), l'invoice trading (12%), l'equity crowdfunding (11%) ed il reward crowdfunding (9%).
I dati del 2016 evidenziano anche una crescita degli investimenti di player istituzionali, come venture capital, business angel, family office e fondi (elemento, per altro, obbligatorio nell'equity crowdfunding italiano). A livello di prestiti, il 45% di quelli peer-to-peer ai privati ed il 29% di quelli alle imprese sono stati finanziati da investitori professionali. Nell'equity crowdfunding tale soglia è pari al 13%.
Sebbene molte piattaforme operino a livello internazionale, la quota di operazioni cross-border resta piuttosto modesta prendendo in considerazione i volumi totali di ogni singolo portale.
Le innovazioni di maggior peso, nel corso del 2016, hanno riguardato la ricerca dell'efficienza attraverso l'automatizzazione e la gestione dei processi di pagamento e della (contestuale) verifica dei clienti.
A livello normativo i pareri degli operatori restano divisi sulla necessità o meno di una maggiore o minore regolamentazione del settore della finanza alternativa. In ogni caso il malcontento maggiore si riscontra nell'equity crowdfunding.

Analizzando più nel dettaglio i dati del nostro Paese è possibile osservare come l'Italia sia passata da un volume di mercato estremamente contenuto nel 2013, pari a € 1 milione, ad uno di € 127 milioni nel 2016, con una crescita del +298% rispetto al 2015. Il settore più esteso è stato quello dei prestiti alle aziende tramite social lending, seguito dall'invoice trading - valori che possono spiegarsi in virtù della stretta bancaria sui finanziamenti alle PMI italiane. Al terzo posto si trovano i prestiti peer-to-peer ai privati, che erano - invece - al primo posto nel 2015. Il reward crowdfunding è solo quarto, ma va evidenziato che all'incirca il 40% del totale dei fondi raccolti è servito a finanziare aziende start-up. L'equity crowdfunding è penultimo con un valore inferiore ai € 2 milioni. Chiude il donation crowdfunding con 400 mila Euro. 
Prestiti lending-based alle aziende e anticipi fatture online tramite crowdfunding sono anche i segmenti con il tasso di crescita più alto nel 2016 pari, rispettivamente, a +860% e +756%.
A livello di regolamentazione i portali di lending e di equity crowdfunding hanno una visione piuttosto diversificata dall'attuale impianto normativo. Al contrario, nei modelli non finanziari di crowdfunding oltre il 70% delle piattaforme si dice soddisfatta del quadro legislativo vigente.

Alla luce di questi dati, i ricercatori del Cambridge Centre for Alternative Finance sono dell'idea che se le piattaforme concentreranno i loro sforzi sull'innovazione e sulla trasparenza è probabile che il settore della finanza alternativa continui a crescere e svilupparsi in tutta Europa, soprattutto come fonte alternativa di finanziamento per le PMI, presumibilmente perché molte di esse faranno sempre più fatica ad accedere alle classiche fonti di finanziamento, quali - ad esempio - il mercato bancario o le borse valori.

* La ricerca che è gratuitamente scaricabile sul sito del CCFA, viene riprotata a fini divulgativi qui sotto.




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