L'
Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano (
PoliMi), il
17 luglio 2018, ha presentato il 3° Report italiano sul Crowdinvesting.
I
dati che emergono sono molto positivi e mostrano un buon trend di crescita. Grazie a
equity crowdfunding,
social lending e
real estate sono stati
raccolti, complessivamente,
dal 1° luglio 2017 al 30 giugno 2018 oltre 249 milioni di Euro - dei quali ben
153 milioni solamente nel 2018.
Nel primo semestre dell'anno in corso, il giro d'affari è stato «superiore a tutto il 2017» ed è migliorata anche la qualità delle offerte, «grazie a tecniche di investimento sempre più sofisticate e alla progressiva specializzazione degli
operatori in ambiti ben determinati» - come riportano diverse fonti, tra cui
Corriere della Sera,
StartupItalia!,
CorCom ed
EconomyUp.
In base al
nuovo Report annuale sul crowdinvesting, la situazione del
crowdfunding investment-based in Italia, al 30 giugno 2018, era essenzialmente la seguente.
L'
equity crowdfunding ha raggiunto una raccolta complessiva, a partire dal
2013 - vale a dire da quando è stato introdotto nell'
ordinamento giuridico italiano -, pari a
33,3 milioni di Euro, dei quali 20,9 milioni negli ultimi 12 mesi:
un valore di tre volte superiore a quello dell'anno precedente.
Nel solo 2018, invece, sono state finanziate
campagne equity-based per
14,3 milioni di Euro, corrispondenti ad un
+214% rispetto all'ultimo semestre del 2017 (
fonte: StartupItalia!).
I
portali online in Italia erano
26, di cui 24 in qualità di
'gestori autorizzati' e due come
gestori 'di diritto'. Il PoliMi ha catalogato
231 offerte, delle quali
122 avvenute a cavallo
tra il 2017 e 2018, che hanno evidenziato un
tasso di successo in crescita pari a circa il 67% - elemento, per altro, sottolineato più volte dal Prof. Vincenzo Buttice (Osservatorio Crowdinvesting) durante il side event
'Towards an Italian Crowdfunding Hub', tenutosi al termine del
3rd ECN CrowdCamp di Bologna dello
scorso fine giugno.
Seppur i segnali di sviluppo siano positivi, occorre tenere a mente che, nonostante si sia assistito ad un incremento del numero medio degli investitori,
si resta sempre in «in un ambito di élite», con - in media -
65 investitori per progetto, «che spesso replicano gli investimenti su più campagne». Un'
osservazione, quest'ultima,
che trova riscontro anche negli studi indipendenti sul settore dell'equity crowdfunding italiano condotti dal Prof. Alessandro Giovanni Grasso dell'Università di Macerata (
UniMc) e presentati in anteprima durante la
prima giornata del terzo ECN CrowdCamp 2018. Bisogna, per altro, aggiungere che «è ancora scarsa la partecipazione di investitori istituzionali di emanazione bancaria, incubatori certificati e fondazioni» e «finora, nessuna delle società finanziate ha realizzato una
exit, né ci sono stati default e
write-off» (
CorCom). Pertanto, come mette in luce lo stesso PoliMi,
occorre ancora «
rendere più pervasiva la conoscenza di questo modello perché esistono potenzialmente molti più investitori di quanti intercettati».
A oggi, comunque, l'Osservatorio Crowdinvesting ha individuato 5.685
sottoscrizioni effettuate da 3.250 persone fisiche e 279 persone giuridiche. In tal senso, va ricordato che il 5% dell'importo delle
offerte equity deve -
per legge - essere sottoscritto da parte di investitori istituzionali (salvo casi specifici in cui tale quota scende al 3%). In base ai dati del PoliMi, comunque, il
35% delle sottoscrizioni ha avuto un importo
inferiore a € 499,00; mentre - la maggior parte -,
il 51%, è stata
tra i 500,00 e i 5.000,00 Euro.
Con riferimento ai dati registrati nel corso dell'
ultimo semestre, che vedono come portali più performanti
CrowdFundMe,
Mamacrowd,
OpStart e
StarsUp, il Politecnico di Milano - salvo impreviste turbolenze nei mercati - prevede,
per i prossimi 12 mesi, «
le prime exit e l'arrivo sul mercato di PMI 'mature' che sperimenteranno l'equity crowdfunding come anticamera alla quotazione in Borsa».
Relativamente all'equity crowdfunding, giova ancora ricordare che il Politecnico di Milano, nel
novembre 2017, ha lanciato l'
Italian Equity Crowdfunding Index, «un
indice sintetico dell'apprezzamento
'teorico' del valore dei titoli sottoscritti dalla
'folla' di Internet» e che,
al primo luglio 2018, valeva
116,59 (con un lieve
ribasso del -0,8% rispetto a
maggio 2017). Questo significa che «se un investitore italiano avesse sottoscritto l'1% di ogni operazione di equity crowdfunding chiusa con successo fino a quella data, il valore teorico del suo portafoglio sarebbe oggi cresciuto del 16,59%» (
fonte: POLITECNICO DI MILANO, 3° Report italiano sul CrowdInvesting
, Politecnico di Milano - School of Management, 2018, p. 37).
Nel
social lending sono stati raccolti
216,9 milioni di Euro totali, dei quali 132,3 milioni dal 1° luglio 2017 alla fine dello scorso giugno:
un importo pari al doppio di quanto registrato nei dodici mesi precedenti.
Nel solo 2018, al contrario, sono stati finanziati prestiti per un controvalore totale di
€ 94 milioni - dato in crescita del
+245% rispetto agli ultimi sei mesi del 2017 (
fonte: StartupItalia!).
Nel mercato - secondo il PoliMi - operano 11
piattaforme:
6 portali per prestiti per i privati (7 aggiungendo anche
Bondora) e
5 per quelli alle aziende (in cui figura anche il sito per il real estate
Housers). Sono, invece, due (come l'anno scorso) le piattaforme per i prestiti sociali:
Terzo Valore e
Sociallending. Come evidenziato anche dai
dati semestrali censiti da P2P Lending Italia, il portale che ha erogato più prestiti, nell'arco degli ultimi 12 mesi, è stato il sito francese
Younited Credit, con 77,2 milioni di Euro nel settore
consumer; seguito da due piattaforme
business:
BorsadelCredito.it (24,2 milioni di Euro) e
Lendix (17,5 milioni di Euro). Tutti i portali analizzati si affidano - tendenzialmente - a un fondo di garanzia in caso di insolvenze ed operano attraverso il
modello di raccolta diretto, in cui è il prestatore a scegliere in quali prestiti allocare i propri risparmi, oppure tramite
quello 'diffuso', in cui è la piattaforma stessa che suddivide gli investimenti su più prestiti al fine di ridurre il rischio per il finanziatore. Infine, l'Osservatorio Crowdinvesting mette in evidenza come le
novità normative (come la
tassazione al 26% dei proventi) abbiano sì contribuito alla crescita del settore; ma «per reggere la concorrenza dei
'colossi' francesi, però,
serve la spinta di investitori istituzionali». Per il futuro, «
nel medio termine si prevede un ulteriore significativo aumento dei volumi erogati, con le piattaforme più piccole che tenderanno a specializzarsi in segmenti particolari».
Il
real estate crowdfunding, sbarcato in Italia nel corso del 2017, ha totalizzato
5,6 milioni di Euro di raccolta, suddivisi in
2,6 milioni tramite finanziamenti
equity-based e
3 milioni attraverso prestiti in modalità
lending-based. Tale comparto del
crowdinvesting rappresenta sicuramente una delle novità più significative del settore.
Attualmente vi sono
unicamente due portali effettivamente
operativi:
Walliance (che ricorre alla raccolta equity) ed
Housers (che, al contrario, si affida al social lending). I
progetti finanziati non sono ancora molti:
15 in totale, dei quali
12 mediante prestiti e 3 con finanziamenti equity. A livello mondiale, invece, il PoliMi ha individuato un centinaio di piattaforme. A primeggiare sono quelle statunitensi con un giro d'affari che tocca i 5,8 miliardi di Euro; a confronto, l'Europa si ferma a
'soli' 2,1 miliardi.
Al contrario delle ricerce degli anni precedenti, questo terzo nuovo report sul crowdinvesting non include l'
invoice trading - ossia l'anticipo fatture online tramite finanziamenti collettivi online. Infatti, tale modello di raccolta fondi «tornerà ad essere protagonista in un prossimo report di più ampio
respiro sulla finanza alternativa per le PMI», che sarà pubblicato nell'autunno 2018 (
fonte: POLITECNICO DI MILANO, 3° Report italiano sul CrowdInvesting
, Politecnico di Milano - School of Management, 2018, p. 2).
Nonostante i suddetti segnali positivi di crescita, il nostro Paese resta piuttosto indietro rispetto ai volumi di Stati come la
Germania o del Regno Unito. Infatti, in Inghilterra e dintorni, nel solo 2016, il mercato valeva quasi 4 miliari di Sterline. Per questo, come sottolinea Giampaolo Colletti su
StartupItalia!,
manca ancora «l'effetto wow», ossia «quell'aumento esponenziale che
alcuni indicatori avevano fatto presagire soprattutto nella fase embrionale di questa 'colletta online' per
start-up e
PMI».
In ogni caso, come ricorda il Prof. Giancarlo Giudici, Direttore scientifico dell'Osservatorio Crowdinvesting: «
Il crowdinvesting oggi rappresenta un'opportunità interessante per le imprese italiane che intendono finanziare le proprie attività. I dati mostrano un mercato in forte crescita, dovuta a politiche favorevoli, come l'estensione dell'equity crowdfunding a tutte le PMI e l'applicazione della ritenuta sostitutiva del 26% ai proventi per il lending crowdfunding, all'apertura del crowdinvesting a nuove aree di business, come quella del real estate, e in generale alla progressiva maturazione del mercato, che oggi vede i portali più dinamici dotati di una massa critica di investitori in grado di portare a successo in poche ore i progetti più 'virali'. Soprattutto nel lending, si sta rivelando cruciale il coinvolgimento di investitori istituzionali accanto alla ‘folla' che dà la spinta per moltiplicare i volumi».
Per maggiori informazioni invitiamo alla consultazione diretta della ricerca, che è gratuitamente scaricabile qui sotto ed è disponibile - senza registrazione ed iscrizione - dal
sito Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano.